Il 2017 si prospetta essere un anno decisamente turbolento e ricco di cambiamenti. Il passaggio di testimone alla presidenza degli Stati Uniti, l’avvio della fase finale del processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, le svariate tornate elettorali in alcuni Paesi protagonisti della scena economica mondiale: tutto ciò contribuirà non poco a modificare l’attuale scenario internazionale, con ovvie ripercussioni anche sul mondo della finanza.
Eppure, nonostante i cambiamenti, una recente ricerca condotta da Fidelity International, società leader nell’analisi delle aspettative del management aziendale, rivela che le paure dovute ai mutamenti politici imminenti avranno effetti imprevisti sui mercati e non bloccheranno i trend positivi che negli ultimi mesi stanno caratterizzando molti settori dell’economia.
Lo studio di Fidelity International ha portato a risultati molto interessanti, anche se non unanimi. Il 72% degli analisti specializzati sulle aziende degli Stati Uniti, dove si parla ancora tanto del recente risultato elettorale, ha avanzato l’ipotesi che nei prossimi due anni la vittoria di Donald Trump potrebbe riuscire a produrre effetti inaspettatamente positivi sulle società.
Su cosa si sono basati per giungere a questa conclusione? Sulla riforma della tassazione per le imprese ad esempio, ma anche sulla prossima riduzione delle imposte sui redditi, sugli investimenti previsti per le infrastrutture e sull’irripidimento delle curve dei rendimenti.
Alta anche la percentuale degli analisti Fidelity convinti che che la presidenza Trump possa avere un impatto positivo sulle aziende europee (39%), contro il 12% dei pessimisti. Puoi leggere anche delle altre novità sulla Finanza 2017 su https://www.osservatoriofinanza.it/.
Pochi cambiamenti per quanto riguarda invece l’Asia e, più in particolare, l’Estremo Oriente: il 67% degli esperti di Fidelity non si aspetta conseguenze importanti per le aziende asiatiche, fatta eccezione per quelle di alcuni Paesi emergenti. In questo caso, la situazione è globale: saranno proprio le economie emergenti, le più dinamiche nel corso degli ultimi mesi, a risentire maggiormente dei cambiamenti.
A pensarlo è il 63% degli analisti, convinti che le condizioni favorevoli che hanno portato a una netta crescita per alcuni Paesi emergenti, stiano per terminare. È il caso, ad esempio, della Turchia, che nel corso del 2016 aveva lasciato ben sperare, attirando l’attenzione di molti broker e di parecchi investitori, ma che nelle prime settimane del 2017 ha subito un crollo davvero poco prevedibile.
Rimane comunque dell’ottimismo. La situazione è ottima per chi vuole rischiare un po’ di più negli investimenti, ma resta pur sempre difficile da interpretare. Nei prossimi mesi solo gli operatori migliori sapranno farsi valere.