Nonostante siamo sempre più proiettati nel terzo millennio, ancora oggi, quando si parla di agricoltura, coltivazioni e campi, si va con la mente a scene della tradizione del passato, associando ancora il lavoro nei campi alle generazioni e ai metodi di un tempo.
Susciterà, quindi, una strana sensazione venire a sapere che prima di quanto possiamo immaginare i migliori amici degli agricoltori potrebbero diventare addirittura i droni.
Qualcuno stenterà a credere alle proprie orecchie, o ai propri occhi, ma questi sofisticati marchingegni potrebbero rivelarsi più utili e preziosi del previsto per il duro lavoro del contadino.
In che modo? Ad esempio fornendo all’agricoltore una mappa dei campi con la segnalazione delle piante che in quel momento sono più assetate di altre: in questo modo sarebbe possibile ottimizzare al meglio l’irrigazione sena inutili sprechi. L’interessante ricerca è apparsa sulla rivista Biogeosciences ed è stata condotta dal gruppo di Thomas Friborg, dell’università di Copenhagen.
L’esperimento del gruppo universitario è consistito nel montare su un drone delle fotocamere sensibili alla luce visibile e altre, invece, ai infrarossi, capaci anche di misurare la temperatura. A questo punto il drone è svolazzato sue due campi coltivati a orzo nella parte ovest della Danimarca, raggiungendo un’altezza di una novatina di metri circa dal suolo.
Le fotografie dall’alto del drone sono state scattate sia in primavera che nei mesi estivi. In questo modo è stato possibile raccogliere una serie di informazioni che hanno consentito di misurare la temperatura che in quel momento si raggiungeva nei campi e di determinare quanta acqua ci fosse vicino al suolo.
In che modo queste informazioni potrebbero aiutare il lavoro dell’agricoltore? Semplicemente perché è venuta fuori una mappa che ha permesso di individuare in maniera precisa le piante che non hanno bisogno di acqua e quelle più giovani che, invece, vanno annaffiate più spesso rispetto alle altre. Così commentano gli autori della ricerca:
Abbiamo classificato l’orzo giallo come maturo e quello verde come non maturo, dati ovviamente confrontati con quelli che i lavoratori avevano preso direttamente sul campo e con i quali sono coincisi. Queste mappe – hanno concluso i ricercatori – permettono di individuare le piante che hanno più bisogno di irrigazione e potenzialmente permettono agli agricoltori di ridurre al minimo il consumo di acqua.
Considerate la mole non indifferente di spese che si abbatte come una mannaia sul settore agricolo, saper dove poter ottimizzare al meglio non potrà fare che piacere.